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Nel linguaggio comune si è soliti fare una distinzione tra emozioni “ positive” e “ emozioni “ negative”. Personalmente non amo fare distinzioni in tale ambito, in quanto ritengo siano inseparabili:

“Alcuni di voi dicono: «La gioia è più grande del dolore», e altri dicono: «No, il dolore è più grande».
Ma io vi dico: essi sono inseparabili.” Gioia e dolore K. Gibran.

Tutto ciò che rimanda a noi qualcosa che ci riguarda è di per se stesso importante, se non altro per la conoscenza che aggiunge.

Sicuramente noi tutti vorremmo vivere in modo sempre spensierato o come si è soliti dire…felice. Un mondo di gioia, allegria, incanto, eccitazione, appagamento ma purtroppo ciò non corrisponde, molto spesso, a realtà.

Il mio non vuole ovviamente essere un elogio della tristezza ma una rivalutazione delle cosiddette emozioni “negative”, porle in una luce nuova e più accettabile. Infatti, intendo sottolineare fortemente che descrivendole come “ negative” non si fa altro che perpetuare la credenza che queste percezioni utili, sebbene talvolta impegnative, siano negative.

Nella mia professione rilevo spesso come gli stati d’animo più complessi, inneschino uno stile di pensiero più attento che porta a considerare veramente i fatti in modo originale e creativo. Quando siamo di buon umore, siamo meno inclini all’introspezione, all’ascolto di sé.

Un’emozione impegnativa, se accolta e accettata, ci spinge alla riflessione.

L’accettazione è un prerequisito per il cambiamento. Le sensazioni che non ci piacciono, continuano a non piacerci, accettandole però, ossia non combattendole, possiamo attuare delle modifiche.

Le emozioni sono i nostri primi canali informativi, ci comunicano i nostri bisogni.

La rabbia, la paura, la tristezza sono segnali che ci indicano che c’è qualcosa che non va, spesso ci stanno informando che siamo alla ricerca di qualcosa per stare meglio. Ci impongono domande: Chi/cosa mi crea questo disagio?Cosa posso fare per superarlo? A quali risorse posso attingere per cambiare?…

Ci impongono la responsabilità di una scelta, di decidere come affrontare una data situazione, un evento che ci è accaduto. Tutti noi nella vita siamo colpiti da eventi o situazioni talvolta drammatiche, un lutto, la perdita di un posto di lavoro. Cosa possiamo fare per far fronte a tutto ciò? Quando siamo travolti da tali eventi all’inizio tutto sembra perdere di senso, la speranza talvolta ci abbandona. Sono proprio i momenti più difficili della vita che ci pongono di fronte ad un bivio: cosa posso fare di quanto mi è accaduto? Come posso risollevarmi?

Viktor Frankl, uno psichiatra sopravvissuto a un campo di concentramento nazista, autore del libro” Uno psicologo nei lager, scriveva:” Tra uno stimolo e una risposta c’è uno iato. In questo spazio si colloca il nostro potere di scegliere la nostra risposta. Nella nostra risposta risiedono la nostra crescita e la nostra libertà”.

Le situazioni difficili della vita propongono emozioni complesse ma molto spesso è attraverso l’ascolto, il riconoscimento e l’accettazione che il potenziale di ogni individuo può manifestarsi.

Marina Tagni

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